Thirtytwo

Abbiamo 20 anni.

Ci siamo conosciute tra i banchi di scuola durante gli anni delle superiori. Per cinque anni ci si vedeva quotidianamente, passando mesi di simbiosi e mesi da perfette sconosciute.
Ciò che ci ha sempre tenute legate è un intesa speciale, una sensibilità molto affine. Entrambe per sormontare le nostre insicurezze ci siamo create schemi mentali totalizzanti e autodistruttivi attraverso cui ridimensionare e in cui inserire noi stesse.
Ora, divenute consapevoli della pericolosità della nostra modalità di ovviare alle insicurezze, stiamo tentando di abbandonarla e il reciproco confronto è ciò che forse più aiuta. L’influenza negativa esercitata sulla nostre vite da parte della distorta percezione che abbiamo dei nostri corpi ci ha spinte a ricercare una soluzione a quel tormento che nasce dalla nostra esigenza di rientrare nelle nostre griglie percettive, attraverso una tregua con noi stesse.
Con Reality Project abbiamo voluto perseguire questa nostra ricerca affidandoci all’obiettività dell’obiettivo, abbandonando così la severa rigidità del nostro punto di vista.

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We are 20 years old.

We were mates at highschool. For five years we saw each other on a daily basis, through months of symbiosis and months like strangers.
What has always kept us connected is a special understanding, a very similar sensitivity. Both, to overcome our insecurities, have created totalizing and self-destructive mental patterns through which resize and insert ourselves.
Now we are more aware of the danger of our methods to overcome our insecurities and we are trying to abandon them. Mutual comparison is perhaps what can help the most.
The negative influence on our lives by the distorted perception we have of our bodies has motivated us to seek a solution to that torment that comes from our need to fit in our perceptual grids, through a truce with ourselves.
With Reality Project we wanted to pursue this research relying on the objectivity of the camera, thus abandoning the strict rigidity of our point of view.

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